TORBIERE
Stilettata nello sterno
Acqua e luce sono le indubbie protagoniste nelle tele di Pietro Bellini, tutte soffuse di una malinconia dolce e struggente. Che in primo piano si offrano allo sguardo dell’osservatore la superficie immota del lago o le nubi di zucchero filato o la sabbia appena ciancicata dai piedi di qualche passante, tutto, ogni dettaglio, ogni oggetto inanimato con la sua nitidezza corporea arriva dritto come una stilettata nello sterno.
Ora lo scoglio, o la boa, o il muschioso argine del canale, tutto nei suoi quadri canta all’unisono la nenia triste del mito dell’infanzia perduta, e la quieta accettazione dell’esperienza del dolore, qui rappreso in forme e pennellate di classica compostezza.
Passata è la tempesta, ma qui non vediamo uccellini far festa. Domina ovunque la tavolozza dell’acqua, del cielo e del bosco cantata nella sua bellezza dolorosa dai toni crepuscolari, che accarezza il cuore dell’osservatore mentre ne mette a nudo emozioni antiche, mai sopite.
Antonella Sorcinelli, docente di Italiano presso il liceo artistico statale G. Manzù di Bergamo